In pubblicità tutto è lecito …
basta solo attirare l’attenzione e colpire la fantasia del consumatore. Ci
può anche stare questo assioma, ma … c’è sempre un ma o per lo meno ci
dovrebbe sempre essere. Il ma riguarda la veridicità o per lo meno la realtà
di quello che si reclamizza. L’unica cosa che si controlla è che il prodotto
sia inserito in un ambito di sua competenza. Esempio, se uno prodotto serve
per lavare i piatti non va inserito nel contesto di pulizia del water. Però
se il lavapiatti trasforma le posate in oro massiccio, questo è una
esagerazione accettata perché colpirebbe l’immaginario di una casalinga
depressa che con questo prodotto potrebbe diventare qualcos’altro.
Esagerazione e falsificazione del prodotto. Eppure se si guardano le
pubblicità che scorrono in Tv e molte volte anche in internet sembra che le
esagerazioni siano all’ordine del giorno. Per di più accettate. Prendiamo per
esempio la pubblicità di uno spray nasale. Lo spot dice che con il naso
chiuso si prendono virus e batteri a migliaia ogni minuti di respiro, ma
basta inalare per liberare il naso e non prendere più sti cazzo di virus e
batteri. Magari. Se i “cattivi” entrano con il naso otturato chissà cosa
fanno con le narici libere. Poi scientificamente è provato che ogni nostro
respiro comporta questa assunzione di batteri e virus. Alcuni buoni e buona
parte cattivi. Il nostro organismo sa come difendersi e reagire. Quando non
lo fa ci si ammala. Naso chiuso o libero. Altro esempio è la pubblicità di un
lievito base per fare pane e pizze. Qui l’inganno è più subdolo. Nello spot insegnano
come usarlo. Solo che un ingrediente è in più, lo zucchero. Il pane di solito
è salato cosa c’entra lo zucchero? Lo so state dicendo che serve per
amalgamare meglio gli ingredienti.
D’accordo. Allora come mai nel passato non lo si usava? Sospetto che
l’aggiunto dello zucchero sia per quel grado di assuefazione, della mente e
della pancia, che accompagna i dolci in genere. Così come siamo tentati di
comprare i dolci, basta passare davanti a una pasticceria per capire cosa
voglio dire, così siamo tentati di comprare il pane, l’impulso è uguale.
Prodotti che in ogni caso compreremo oppure realizzeremo, in casa,
assuefazione o non assuefazione. Scegliendo in libertà.
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Avete fatto caso alle pubblicità
delle auto? Belle, sono nuove e vorrei vedere, in un contesto da favola
metropolitana oppure da panorama ameno. Per uomini che vanno ovunque, tranne
che al lavoro o a prendere i figli, e in posti che non hanno mai visto una
macchina, neanche in fotografia. E ancora corse in strade deserte, solo qua
c’è sempre traffico? Auto che si trasformano scivolando su muri di città
sconosciute. Slittamenti su piste innevate e d’alta montagna. Corsa nei
deserti più aridi e polverosi. Gente che si inchina alla maestosità della
forma roboante. Stili di vita che senza un auto sotto il culo non sussistono.
Famiglie che appena entrano in macchine già devono scendere, non perché si è
sfasciata la macchina, ma perché sono già arrivati. Per pochi metri andare a
piedi sarebbe meglio. Si inquina di meno. Questo lato uomini, per le donne
solo il ruolo di comprimarie, alle auto intendo. Ammirano le loro
lussureggianti macchine mentre bevono al bar. Si travestono da uomini,
compreso la maschera facciale, per guidare. Ammirano i bolidi come divi. La
domanda è: perché tutto questo? Una macchina, si deve essere bella
esteticamente, ma deve funzionare, risparmiare sulla benzina e inquinare
molto di meno. Poi come ogni mezzo di trasporto ti deve portare da un punto
di partenza “A” a uno di arrivo “B”. Con i mezzi pubblici magari si fa prima
e renderebbe vivibile un posto. Per non parlare dei parcheggi, razza estinta,
che non si trovano da nessuna parte, compresi quelli a pagamento. Per finire
voglio riportare una notizia comparsa qualche tempo fa: l’inquinamento delle
auto non riguarderebbe solo lo scarico dei fumi nocivi dalla marmitta, ma
anche dall’usura dei pneumatici sull’asfalto. Le gomme sembra che ogni volta
che andiamo lascino sulle strade delle piccole particelle, molto dannose alla
salute di tutti. Se le macchine inquinano ci costringono a cambiare le auto,
con spese esorbitanti, ma con le gomme come faranno? Anche le nuove hanno
questo “difetto” di consumarsi. Meglio tacere allora e pensare che
l’inquinamento metropolitano sia una fake news.
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Si
continua a parlare di “No Tav” e “Si Tav” e come in un derby calcistico
ognuno sta dalla propria parte. Penso che decidere da una parte o dall’altra
ormai non servirà a sedare gli animi e neanche a far accettare la decisione
finale. Un conflitto che porterà solo a malumori e cattiverie, da una parte
all’altra. Come gli strascichi di una partita di derby cittadina per
l’appunto. Solo che nel calcio c’è anche il pareggio, molte delle volte,
accettato dai più. Qui no purtroppo. Non essendo del luogo non so di preciso
le ragioni di una parte e dell’altra. Sono d’accordo con i “no” per la salute
della regione, essendoci amianto in quelle montagne sarebbe meglio non
spargerlo in giro. Sull’utilità o meno credo che nessuno lo sappia
perfettamente. Sono d’accordo, altresì, con i “si” per l’opportunità di
lavoro per quella zona e per una via di transito verso un altro Paese.
Allora? Questo governo si è inventato i costi e benefici, per prendere tempo
ed essere colpiti dalla folgorazione decisiva. Come se due calcoli matematici
potessero risolvere la causa. Immaginiamo che si faccia: si scaverebbe, si
farebbe il tunnel e molti di quei luoghi sarebbero impegnati. Ma? Scavando
come metterebbero in sicurezza una parte del territorio dall’amianto? E i
lavoratori stessi? E il paventato ricorso ai treni merci e di conseguenza
togliere camion dalle strade, con ringraziamento dei ponti malridotti del
Paese intero, saranno effettivamente una realtà? Se vincono i “no” che ne
sarà di quel buco iniziato? Dell’amianto messo già in circolazione? La
sicurezza verrebbe portata a termine o chi si è visto si è visto? E i scarsi
rapporti con il Paese confinante, già disastrosi, come saranno? E i soldi da
rendere all’Europa e quelli spesi dal Paese confinante chi li tirerà fuori? E
quelli che le amministrazioni locali, passate, hanno preso per permettere la
realizzazione del progetto, chi tirerà fuori? Una grande confusione da cui
non si sa come uscire. I punti che ho elencato solo la punta dell’iceberg,
non sapendo nei minimi dettagli tutta la storia. Neanche i giornali, le tv e
i politici sanno dare una giustificazione alla vicenda. Ognuno trincerato nel
fare o non fare, senza discutere veramente sull’interezza del problema. Forse
si attende che l’arbitro, del derby, dia un rigore, non importa a favore di
chi. Basta che chiuda la partita. Per il momento è un pareggio … ma col tempo
diverrà una sconfitta per tutti.
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Qualche
“Antieditoriale” fa avevo parlato dell’albero limite, di quell’albero che una
volta abbattuto avrebbe determinato la discesa verso un futuro nefasto. Ora
oltre l’albero c’è il problema del mare che si innalza. Studi recenti dicono
che nel 2100 il Mediterraneo si alzerà e molti Paesi, in primis il nostro, si
troverà sommerso. Si ritornerà a quell’epoca ormai molto remota dove la
pianura Padana, per buona pace dei leghisti, era un ramificazione del mare.
Altro che “Padania” come regione. Era e ritornerà un braccio di mare.
Rimarranno solo le cime delle Alpi e degli Appennini a testimonianza che una
volta lì c’era un Paese che aveva vissuto nel “presente”. Lo so che i
cambiamenti climatici non sono, totalmente, colpa nostra ma noi ne saremo i
diretti interessati. Non noi che attualmente viviamo e neanche forse i nostri
figli ma senz’altro i nostri nipoti. Un “attico” vista mare a perenne
memoria. Le prime forme di vita venivano dal mare e in esso ritorneranno,
scornati da una vita dissoluta vissuta sulla terraferma. Non so cosa si potrà
fare di concreto. Abolire tutto quello che ha
a che fare con il petrolio? Il primo passo. Andare verso l’elettrico?
Le centrali vanno a qualche forma di energia che oggi inquina. Verso le varie
forme di energia alternativa? Senz’altro. Ma non domani, subito oggi. Il
tempo stringe. Ma le energie alternative potranno sostenere il nostro attuale
tenore di vita? Con tutti gli apparecchi elettronici accesi? Con tutto quello
di cui abbiamo bisogno? Bisogna rivedere tutto con una discussione adeguata,
senza i “pro” e i “contro” di attualità quotidiana. Se l’obiettivo è uno
solo, sopravvivere, bisogna che tutti siano in sintonia con qualche decisione
chiara. Che dite? È una facke news? Me lo auguro … ma non credo. Basta fare
una passeggiata fuori casa per capire che qualcosa ha smesso di funzionare
come deve. I messaggi ci sono, sono intorno a noi. Basta soffermarci, pensare
e farsi qualche domanda. E non avere paura delle risposte perché è dalla
conoscenza che arriva l’imput per proseguire. Senza finire nell’eterno
“derby” di chi è con e di chi è contro.
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