1°
maggio festa del lavoro. Quando ero immerso, anima e corpo come tutti,
nell’attività operativa vedevo la festa non come un tributo ai lavoratori, in
fondo si festeggia qualsiasi cosa che faccia business, ma come un pensiero,
neanche troppo velato, ai “ponti”. Tra il 25 aprile e il 1 maggio ci sono
stati anni che il stare a casa era un anticipo delle ferie. Un riposarsi dopo
le feste di Natale. E si arrivava anche a fare ponti molto lunghi. L’unica
certezza allora era il lavoro. Oggi questa certezza è sparita nel buco nero
della crisi e nel buco…, lasciamo stare i francesismi, di leggi poco chiare e
inutili che dovevano “rilanciare” il lavoro. Perciò oggi più di ieri la festa
diventa importante e utile. Non per i ponti che ormai fanno parte del passato
ma per l’appartenenza al mondo del lavoro che ci accomuna tutti. Eppure il
significato si è perso nella memoria dimenticata da pensionati e nella
memoria fresca dei giovani. Giovani che sanno solo che il 1 maggio è il
concertone. Dove possono vedere i loro idoli e non dal vivo e senza pagare.
Un circo equestre sembra diventata questa festa. Poi, si chiama festa dei
lavoratori anche se buona parte della gente lavorerà lo stesso. Ospedali,
tassisti, ferrovie, tram, musei, cinema, teatro, ristoranti, bar, polizia,
delinquenti, aerei e chi più ne ha più ne metta. In teoria solo i dipendenti
delle industrie, certi gruppi commerciale ed artigianali chiudono per onorare
la festa. Gli altri lavorano.
Compresi i supermercati e le discount. Di primo
acchito sembrerebbe sbagliato che loro lavorano e gli altri no. Forse sta in
questa ingiustizia il problema della festa. O si sta tutti in panciolle, una
fermata universale da tutto e tutti oppure la si svolge in qualche altra
forma. La migliore sarebbe fare delle leggi adeguate sul lavoro e per il
lavoro, con equità sicurezza e lealtà. Tre richieste da mettere sul piano
giuridico. Equità perché i lavoratori sono tutti dipendenti da valutare e
coltivare nella stessa maniera, un investimento per l’umanità. Sicurezza dato
che morire per lavoro non è ammissibile un una civiltà come la nostra.
Lealtà, una parola che sembra lontana dal lavoro ma che invece è il cuore. Se
c’è lealtà c’è coesione, rispetto, consapevolezza e uguaglianza. Vorrei in questo giorno che i politici entrassero
nelle fabbriche, non quando sono fermi ma mentre lavorano. Per toccare e
vedere cosa succede veramente lì dentro. Un mondo fatto di sudore ma anche di
vita, di fatica ma anche di amicizia, di parte della propria esistenza ma
anche della società in cui viviamo. Se manca il lavoro manca la vita e non è
un assioma che molti capiscono. Pensate solo che la vita media di una persona
è di circa ottant’anni e di questi la metà è vissuta nel lavorare forse a
qualche politico devono fischiare le orecchie per la vergogna di non fare
niente. Di lasciare scappare e/o rubare il lavoro da altri Paesi, solo per
quelle lobby vendute al profitto selvaggio del tutto subito e niente al
domani. Loro sono i veri nemici del lavoro, che spostano le fabbriche per
guadagnare in borsa a danni dei lavoratori lasciati indietro e di quelli che
sfruttano che sono davanti. Non sono certi quei poveri che arrivano da noi e
che solo perché sono di un altro colore diventano ladri di lavoro e altro.
Intanto ci fosse lavoro forse non ci sarebbero i “ladri” e non è detto che
molti di noi si devono unire nell’emigrazione verso altri Stati. Stiamo
diventando poveri e forse è giusto festeggiare questa giornata dei lavoratori
per ricordare e trasmettere che il nostro Paese è fondato sul lavoro come dice
la Costituzione:« Art. 1. L’Italia e` una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro. La sovranita` appartiene al popolo, che la
esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.» Per finire e
lo dico ai giovane, andate pure al concertone, ma ricordate di pensare che il
futuro è vostro e che scaricare su noi anziani la
responsabilità non servirà ad altro che a fare polemica ma intanto la
situazione non cambia. Perciò rimboccatevi le maniche, come hanno fatto i
nonni e i padri, e costruitevi il futuro, il vostro futuro. Noi anziani
possiamo solo dispiacerci e lo siamo e ricordarvi che esiste una giornata
dove si ricorda i lavoratori:il 1° maggio. Meditate
M. Nove
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